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Giornali, giornalisti, blogger e social

by massimopaolini on March 11, 2011

“E’ colpa del web con la sua informazione gratuita se i giornali sono in crisi”. Questa l’opinione di tanti editori e giornalisti. Voi siete d’accordo? Io no! I motivi possono essere diversi. Sappiamo che una buona parte del mondo si è svegliata e si è accorta di non essere adeguatamente informata. Si è consolidata una mancanza di fiducia sull’informazione tradizionale.

Questo può essere un motivo valido della crisi dei giornali, no? Il web è solo una buona alternativa. Ma il vecchio sistema che non vuole morire, cerca di insinuare il dubbio, di dipingere internet come portatore di problemi. Ma oggi più che mai, si sente il bisogno di una informazione libera e democratica. La rete è la più accreditata per ricoprire questo ruolo. Per troppo tempo abbiamo consumato informazioni preconfezionate. Possiamo dire che il gioco è finito!

Un bravo giornalista con un blog e un buon uso dei social media, può crearsi la sua rete di lettori a livello internazionale, con un contatto diretto dal quale ottiene un confronto immediato e sempre utile. Capisco che chi ricopre un posto importante grazie a raccomandazioni e non per merito, ha grossi problemi a sposare i nuovi media.

Entrare e confrontarsi può essere rischioso. In questa evoluzione o rivoluzione, la gente sceglie! Nella spasmodica ricerca di rimanere adeguatamente informati, oggi si consuma una grande quantità di notizie. Su una vicenda si cerca un buon approfondimento. Chi fa buona informazione e dimostra affidabilità, si consolida. Tutto ciò che è oscuro o chi si dimostra stranamente distratto proprio quando non dovrebbe esserlo è destinato a cambiare mestiere. C’è in atto una selezione meritocratica.

Ecco perché la posizione di alcuni illustri giornalisti ed editori è sbagliata. Non è vero che solo i giornalisti fanno informazione attendibile. Esattamente come è sbagliato credere che essere un blogger significa automaticamente essere inaffidabile. Nella selezione “cade” il blogger come il più conosciuto giornalista. Sono convinto che la gente quando trova delle buone fonti d’informazione è disposta anche a pagare e lo fa volentieri. Non siamo lontani dalla verità: il tentativo disperato di esercitare un controllo sul web da parte di molti governi ne è la prova.

La perdita di potere dei monopolisti dell’informazione va a vantaggio dei lettori e dei giornalisti che vogliono fare giornalismo di qualità. C’è ancora un po’ di strada da fare, soprattutto in Italia. La rivoluzione è già iniziata. Penso a chi giornalmente fa suo il detto: “io son io e voi non siete un cazzo”.  Per capirci, li possiamo notare con un rapido giro ad esempio su Twitter, il social che più di altri ha rivoluzionato il mondo dell’informazione. Da come si approcciano si notano subito.

Sembra che non capiscano che il nuovo si fonda sull’immediatezza, sulla condivisione e sul confronto.  Ma non capiscono o non gli conviene capire?  Con arroganza cercano di imporre le vecchie regole. Il metodo dei monologhi con rifiuto del confronto, del non condividere, ponendosi su un piedistallo. Forti del posto che occupano. Portano dunque il metodo televisivo tanto osannato da Pasolini in un luogo che nasce, cresce e vince proprio perché è il suo esatto opposto.  Il web è democratico e i suoi discepoli sono persone che sanno ascoltare e che creano collaborazioni.  Sono “grandi” perché le loro azioni lo sono.

Sapete cosa vi dico? Io vedo sorgere un grande sole sull’informazione! Vedo meritocrazia… finalmente.  La transizione non può che essere dolorosa perché costa fatica e sacrifici avvicinarsi alla Libertà.

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